| Il discorso del motore Minarelli RV4 lamellare è piuttosto lungo da fare.
A quei tempi i piccoli costruttori fecero a gara a chi impataccava più i tuboni con raffreddamenti a liquido, carenature e vari gingilli elettronici. La Morini e la Minarelli trasformarono i loro motori da raffreddamento ad aria a quello ad acqua, cannando però clamorosamente alcuni elementi tecnici.
La Morini tirò fuori la versione raffreddata a liquido, con cilindro lamellare, del UC4: l'immissione era piccola come quella di un Peugeot e la circolazione dell'acqua era a termosifone. Bruciavano guarnizioni testa a non finire, spesso grippavano e non andavano, soprattutto perchè il rendimento termico di quei motori era nettamente inferiore a quelli ad aria.
La minarelli fece 2 diversi motori: il DL3 (versione ad acqua dell'R3GL) corsa 39 mm e l'RV4 corsa 42 mm.
La versione ad aria, R3GL corsa 39 mm, era abbastanza deludente ma, montando un cilindro corsa 39 mm di un K6 competizione e il cambio 4 marce diventava un altro motore. Con il kit Minarelli 70 cc, quella che di li a poco sarebbe diventata per alcuni mesi Minarelli Racing e poi Top Performances (prima si chiamava Minarelli Commerciale e distribuiva i kit Gilardoni...) il motore non andava male, ma quella soluzione di aspirazione mista ha sempre fatto un po' pena..
Molto meglio erano le versioni ad acqua, sia DL3 che RV4. Almeno erano dei lamellari veri e non una presa in giro da depliant come l'R3GL. Il problema di quei motori, come per il morini, era la vasca del liquido refrigerante totalmente sbagliata: troppo grande e con troppe zone di ristagno. Per non parlare delle teste. Anche per il Minarelli AM la vasca del liuquido è sbagliata: considerate che in una vasca corretta ci va poco più di un bicchiere d'acqua ed è per questo che le versioni ad aria andavano di più. Adiabaticamente erano migliori. Anche la versione MR6 non aveva un cilindro eccezionale, ma migliore di tutti questi sin'ora menzionati. Le trasformazioni Polini, come quella con cilindro quadrato, non erano valide.
Per questo i tuboni ad aria continuarono ad andare più forte dei loro successori ad acqua, ipertecnologici, fichissimi, plasticosi ma, purtroppo non efficienti.
E, alla luce di questi fatti, parlando di preparati i migliori tuboni erano quelli con il P6. Il P4, di serie, avendo meno attriti poteva paradossalmente andare anche più forte: un buon 50 competizione Radial 3 travasi su un P4 con scarico Giannelli corto e 24 di carburatore, con 16/61 era un tubone da 110 km/h e 15000 giri.
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