La mia gioventù su due ruote.
Il tutto inizio con una bicicletta da donna usata che mi è stata regalata dai miei genitori per la promozione in quinta elementare.
Ricordo che mio fratello maggiore di cinque anni e un suo amico, essendo la bici un po’ malandata, la smontarono per una riverniciatura a pennello e la sostituzione di qualche pezzo rovinato.
Fra questi la sella e il manubrio che mio fratello opto per un manubrio sport. Durò qualche anno sino ad un piccolo incidente che causa forcella piegata la portò alla rottamazione.
E venne il tempo dell'odore della benzina.
Ereditai da mio fratello, che passò al Gilera 98 Giubileo, un Aquilotto Bianchi 39 cc. a rullo.
Non vi dico la felicità, anche perché sapevo già usarlo da tempo, la possibilità di spostarmi senza pedalare, mi riempiva di gioia.
Il motivo c’è e come. Il mio paese si trova in alto rispetto alla Città dove scendi per ogni motivo, dolce scendere ma poi a salire è dura anche per i giovani.
E quindi i primi anni di lavoro li iniziai a “ cavallo” di un rombante monocilindrico bianchi Aquilotto.
Bhè non tutto rose e fiori, con la pioggia il rullo slittava facilmente e mentre con la bicicletta mi riparavo con un ombrello, qui si doveva pedalare di brutto per risalire.
Alcune volte non si accendeva più e quindi ritorno a casa a pedali, ma come si dice, mai lamentarsi della gamba sana.
Nel frattempo passano gli anni e venne il tempo della naia per il mio fratello che, volere o volare, mi passa il fantastico Gilera Giubileo 98cc.
Non è come ora che una moto di due anni è stravecchia, allora un modello della casa durava anche 8 -10 anni, quindi un salto enorme, anche perché questo 98cc pagava sonoramente anche moto di 125 di cilindrata. Non voglio fare il malalingua, quindi niente marche.
Si usava mettere sul serbatoio che scendeva sino in fondo sulla sella il plaid di lana morbida con disegno scozzese. Il tutto fissato con opportuni elastici. Che dire era la moda, chi non l’aveva era fuori tempo.
Belle le gite con gli amici, ricordo l’aria calda e profumata in estate che ti rendeva felice, ma anche le gite bagnate causa temporali e da congelamento arti inferiori dovuto al freddo intenso causa percorso non indicato per la stagione. Ma dai quando si è giovane, si sopporta tutto.
Nel frattempo vengo a conoscenza che alcuni miei amici praticano con il Motom 48, udite udite, moto alpinismo. Ricordo come oggi, li trovai vicino a casa mia intenti nel partire per una gita in montagna.
Vivo tra le montagne, mi piacciono tantissimo ma non sono uno scarpone come tanti miei amici.
La cosa mi stimolò talmente tanto che, visto il ritorno di mio fratello e quindi la perdita del mezzo, di cercare un Motom usato.
Fui fortunato, ne trovai uno a poche lire,
C’è da dire che a quei tempi nessuno controllava le vendite e il passaggio di proprietà di questi piccoli mezzi e anche l’assicurazione non era d’obbligo.
Bastava pagare in contanti e tutto passava di mano.
Il Motom era predisposto con le opportune modifiche per quello che volevo fare, ma ci misi anche del mio per renderlo più idoneo.
Essendo già rapportato e con ventola di raffreddamento mi limitai alla parte ciclistica.
Per la ruota anteriore montava una bella e grossa gomma, ora non ricordo le misure, mentre la posteriore troppo fine per il lavoro sottoposto.
Dato che le gomme artigliate per queste misure allora non esistevano, si usava montare sopra un altro copertone fustellato ( con grossi buchi) per fare presa nel terreno.
Con questo accorgimento si cercava di risolvere il problema.
Un secondo problema è che il mio montava una forcella stampata con molla centrale, passabile su strada ma su sassi e scalini un vero supplizio, sino alla rottura della molla dove mi sono cuccato tutto il ritorno a casa da una lunga e brutta mulattiera con forcella a pacco sul parafango anteriore.
La moda portava alla verniciatura nera e così fu, è, no.
Che bombolette, a pennello.
Anche se antiquato, trattasi di un modello con serbatoio a saponetta, le varie modifiche e l’aggiunta di una nuova ruota posteriore con gomma artigliata e l’aggiunta di un tubo di scappamento particolare, le soddisfazioni non mancarono e su questo imparai buona parte dei trucchi di messa a punto sia ciclistica, elettrica, carburazione e riguardante il motore . Non avete mai smerigliato le valvole?
Non sono mai rimasto a piedi, ricordo un passaggio in una valle con la neve sino al serbatoio, stava in piedi da solo, o un guado in un fiume dove l’acqua per poco non entrava nel carburatore.
Ma come sempre, tutto passa e venne il tempo delle more. Più che more, rosso Motom.
A pochi mesi dal mio reclutamento militare l’occasione di un Motom particolare.
Il meccanico riparatore della rivendita Motom, vende il suo preparato per moto alpinismo.
Un notevole passo in avanti, forcella telescopica e una potenza decisamente superiore, affidabilità per la meccanica e una sicurezza per il lavoro eseguito.
Prima del richiamo statale, lo misi in continui stress e sollecitazioni, nonostante questo al ritorno di queste galoppate il più distrutto ero io.
Che fisico….disse la moglie di Einstein la prima notte di nozze.
Purtroppo allora se non sapevi il percorso si adava come si vuol dire a naso, era facile sbagliare sentiero, o si trovava grosse difficoltà per continuare al raggiungimento del traguardo, questo ci limitava nonostante le cartine militari.
Oggi con Google Earth vedi il sentiero, le deviazioni o il percorso attuabile per arrivare ovunque nel limite.
Ora posso guardare i miei itinerari fatti e anche quelli che ho rinunciato perché non conoscevo.
Ho detto gioventù e qui mi fermo.
Vabbhè dai sarà per la prossima vita. Coraggio scappiamo